Perugia (martedì, 13 maggio 2025) — Era stato licenziato ed aveva chiesto, tramite l’avvocato, il risarcimento dei danni. L’avvocato sbaglia e gli fa ottenere solamente lo sconto sulle spese.
di Giuseppe Patti
La Corte d’appello, con la sentenza n. 70/2025, ha stabilito che spetta al cliente dimostrare non solo l’errore dell’avvocato, ma anche la concreta possibilità di ottenere un esito favorevole se il ricorso fosse stato correttamente redatto.
Il caso riguarda un ex appartenente alla Guardia di Finanza, licenziato dopo un provvedimento disciplinare e successivamente sottoposto a processo penale. L’uomo era stato fermato dai Carabinieri mentre si trovava in auto, ma si era dato alla fuga, lanciando dal finestrino due involucri contenenti cocaina. Dopo il licenziamento, il militare aveva incaricato un legale per impugnare il provvedimento al Tar dell’Umbria. Tuttavia, il ricorso era stato redatto in modo inadeguato, determinandone il rigetto.
A quel punto, l’ex finanziere aveva deciso di citare l’avvocato per ottenere il risarcimento dei danni, sostenendo che la condotta negligente del professionista avesse compromesso le sue possibilità di ottenere giustizia. I giudici hanno però chiarito che, per accertare la responsabilità professionale, il cliente deve provare l’esistenza di un nesso causale tra l’errore dell’avvocato e la perdita della causa, oltre alla concreta “probabilità di accoglimento” se l’azione fosse stata correttamente proposta. Unico riconoscimento al ricorrente: la ripartizione delle spese processuali, suddivise per due terzi a suo carico e per un terzo a carico del legale.
Last modified: Maggio 13, 2025